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gl’intendenti. Della imparzialità da esso osservata così rende ragione egli stesso in fine della Prefazione: “Ho rappresentato lo stato de’ nostri maggiori senza fiele e senza adulazione. Ho rispettato la patria e i miei lettori, e non presento loro favole illustri. Ho imparzialmente dipinte la grandezza e la depressione, la oscurità e la gloria, il vizio e la virtù, quali mi si sono presentati nella successione de’ tempi. Destiamoci ora noi, per trasmettere ai posteri costumi ed azioni che la storia possa narrare con piacere, senza bisogno di alcun ornamento„.

Chi crederebbe che Verri, dopo di aver conseguito co’ suoi scritti un posto distinto tra gli ammaestratori delle nazioni; dopo di aver servito il suo Sovrano per quasi 25 anni col massimo zelo e con eguale integrità; dopo aver corrisposto con sempre maggiori e più importanti servigi alle ricompense compartitegli, avesse dovuto vedere i propj meriti, se non obbliati, almeno disconosciuti? Ma tale è la vicenda delle Corti. Egli necessariamente doveva avere dei rivali e dei nemici. La celebrità de’ suoi talenti, gli onori ottenuti, l’avocazione de’ diritti regali dalle famiglie che li possedevano, la soppressione della Ferma, e con ciò la preclusione dei mezzi di tanti improvvisi arricchimenti: ecco le cause della cospira-