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che della sua patria e la vera causa di esse, gli aperse la via ad un più vasto lavoro, la Storia

    simo, e per la copia della dottrina, e per un’ammirabile dirittura di raziocinj, e per certa franchezza non iscompagnata da riverenza„. — Questo è il romanzo del sig professore Gabba; ecco, in breve, la verità.
    In prossimità ai tempi della loro generale soppressione avevano li Gesuiti eretta una Specola astronomica nel Collegio di Brera in Milano, col notabile dispendio di sei mila zecchini (Ricca, Elogio dell'ab. Boscovich, pag. 58), e chiamarono a dirigerla il padre Lagrange, torinese, che presiedeva a quella di Marsiglia. Accaduta la soppressione, e passato il Lagrange in Francia, gli ex-gesuiti Reggio e de Cesaris, ch’erano di lui aggiunti, furono promossi al grado di regj Astronomi, e terzo astronomo fu nominato l’abate Oriani, il quale da due anni assisteva alla Specola come alunno. Ciò avveniva nel 1778, essendo l’Oriani nella fresca età d’anni ventisei. Ma già prima del 1774, ne’ bei tempi in cui la Corte imperiale era operosissima nel promovere la prosperità economica, civile e scientifica della Lombardia, il Real Governo erasi occupato con vivo impegno dell’ampliazione e sistemazione dell’Osservatorio astronomico milanese, e il matematico Paolo Frisi per speciale eccitamento del Plenipotenziario conte di Firmian avea presentato una tecnica ed ampia sua Relazione del 22 agosto 1773 sui modi più atti a conseguirne l’intento; e in questa, ch’è tuttora inedita, nei §§ X e XII insistè fortemente sulla opportunità della compilazione annua delle Effemeridi, ossia Almanacco astronomico, con viste assai più estese di quelle seguite nell’esecuzione, mentre avrebbe voluto che avessero avuto titolo e forma di Atti Italici, con molta analogia all’istituzione della Società Italiana fondata molti anni dopo per tutte le scienze fisiche dal benemerito cavalier Lorgua, veronese. Queste premure di Frisi per l’incremento della Specola di Milano il resero benemerito degli astronomi a quella addetti, che gliene professarono la loro gratitudine, sentimenti di benevolenza che