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Osservazioni sulla Tortura in un grado eminente. Non temo d’incontrare la taccia di esagerato, se dico che quest’opera mostra più che ogni altra qual grand’uomo era Verri. Egli ebbe il talento di rendere una lettura interessante dei pezzi di processo scritti col barbaro frasario de’ tribunali, ancor più barbaro a que’ tempi; d’insinuare l’austerità de’ ragionamenti per la via sempre facile e lusinghiera della sensibilità, e di trasfondere ne’ suoi lettori, colla commozione della sua anima, la stessa persuasione. Ma, per mala sorte, suo padre era membro graduato di quel Collegio di supremi giudici che cento quarantasette anni prima avea dato un sì atroce esempio d’ignoranza e di crudeltà nel legale assassinio di tanti innocenti. Si credette che l’estimazione del Senato potesse restar macchiata per la propalazione dell’antica infamia. Questo riflesso prevalse; Verri, per rispetto del padre, rinunciò all’idea di dare alle stampe le sue Osservazioni; e così il pubblico rimase defraudato di un’opera che certamente su tutte le altre di eguale argomento avrebbe riportato la palma1.

  1. Io ebbi la soddisfazione di far parte al pubblico delle inedite Osservazioni sulla Tortura, come un’Appendice alle Memorie sull’economia dello Stato di Milano, parimente inedite, stampate tra le Opere economiche dell’Autore.
    Pochi anni dopo, cioè nel 1782 si produsse il conte Verri