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Era impossibile che quest’opera non incontrasse degli oppositori: essa aveva una decisa superiorità di dottrina, e si era osato in essa di dimostrare erronee le venerate massime de’ nostri maggiori.

Perciò gl’invidiosi e gl’idolatri delle proprie abitudini ne doveano muovere schiamazzo; il che infatti avvenne. Tra i secondi si distinse certo M. Bisthowen, che pubblicò in Vercelli col titolo di Esame breve e succinto un volume di sarcasmi, di trivialità e di sofismi, in cui si propose di contraddire da capo a fondo alle Meditazioni, e di fare una illimitata apologia del vigente sistema economico, senza riflettere che con un tal sistema la popolazione deperiva nello Stato, l’agricoltura vi era negletta, l’industria languente, il commercio passivo, e i racconti dell’antica prosperità erano ormai riguardati come una favola. Un altro non meno violento oppositore a quest’opera, benchè più ragionevole, suscitò l’invidia in un uomo il quale era altronde fornito di bastanti meriti perchè non avesse dovuto degradarsi cotanto. Fu questi il conte Gian-Rinaldo Carli, allora presidente del supremo Consiglio di Economia. Ho già indicato nelle Notizie di lui1 qual fu il principio

  1. Economisti classici italiani, Parte Moderna, Tom. XIII, pag. 8.