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quello che comunemente è stato di norma a molti autori. Essi dall’ozio tranquillo del loro gabinetto, formandosi idee astratte sopra del commercio, della finanza e di ogni genere d’industria, mancando di ajuti per esaminare gli elementi delle cose, sopra ipotesi anzi che sopra fatti conosciuti hanno innalzate le loro speculazioni. Il mio ingegno è stato più lento. Ho impiegato varj anni a conoscere i fatti: le commissioni, colle quali la clemenza del Sovrano mi ha onorato, me ne hanno somministrato i mezzi. Quasi tutte le idee mie hanno cominciato coll’essere idee semplici e particolari; poi coll’occasione di esaminare oggetti reali accozzate, disputate, contraddette, si sono andate componendo, e le generali idee sono emanate poi dopo una lunga combinazione di elementi conosciuti. Questo metodo non ha il merito certamente di essere il più breve ne il meno penoso, ma a lui solo credo di essere debitore della onorevole accoglienza che è stata fatta a questa serie d’idee, le quali le trovo vere e riducibili ad esecuzione anche oggidì, come le trovai dieci anni fa nel pubblicarle la prima volta. Vorrei essere collocato fra gli autori buoni, ma ambisco ancora di più l’essere conosciuto un buon cittadino. Felice quel popolo dà cui comunemente si ragiona della virtù, e le di cui dispute familiari hanno per oggetto i mezzi che producono la felicità dello Stato!„