Malgrado l’immensità di tali occupazioni, lo zelo instancabile di Verri volle estendersi anche alla discussione che allora si era mossa per la riforma del sistema dell’annona. Quindi scrisse nel 1769 le Riflessioni su le leggi vincolanti nel commercio dei grani, lo scopo e l’esito delle quali fu esposto da lui medesimo nell’Avvertimento che premise ad esse, allorchè nel 1796 le ha date alle stampe. “Quest’opera (egli dice) fu scritta nell’occasione in cui si voleva sgombrare l’amministrazione pubblica dalle nebbie e dagli errori consacrati dall’antichità. Si credeva che i soli mezzi per salvare la provincia dalla carestia fossero i vincoli, e quindi una legge obbligava a notificare ogni anno tutti i grani raccolti; altra legge obbligava a introdurne una data porzione nelle città; pene severissime erano imposte a chi ammassasse grano senza una patente; cautele su la macina de’ mugnai, cautele sul trasporto interno, proibizione dell’uscita de’ grani dallo Stato. Tale era la legislazione che pesava sul prodotto delle terre. I magistrati custodi di tai leggi davano le dispense e le tratte, e questa lucrativa facoltà li teneva tenacemente a difendere la pretesa saviezza delle leggi tramandateci da’ maggiori. Vi voleva del coraggio per comparire nell’arena in favore del ben pubblico contro tali interessati oppositori all’utile