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bellissimi dipinti, trovandosi in quella città per causa di studi, nel 1799 ebbe il dispiacere di vederli distrutti dalla plebe, che in quel memorabile anno si levò a tumutlo.

Il Grue ebbe l’ingegno acconcio ad ogni maniera di pittura, ma prese particolar diletto nel dipingere storie. Per dare al benevole lettore un’idea della maniera di dipingere del nostro artista, mi piace qui riferire le descrizioni di due dipinti maiolica dateci dal Cherubini. L’uno, il cui argomento è tolto dalle sacre carte, vien da lui descritto nel seguente modo.

«Nel libro undecimo de’ Giudici si racconta come gli Ammonei fieri nemici del popolo ebreo, per forza di armi cercavano soggettarselo. Israello venuto ad estremo pericolo di cadere in balia di quella gente idolatra, non aveva altro, il quale potesse capitanare coraggiosamente un esercito, da Jefte infuori, figliuolo di Galaad, quel tanto dispregiato una volta; a questo fu uopo ricorrere. Jefte, prima di venire alle mani col nemico, fece solenne promessa a Dio, che ove egli giungesse a sperdere e vincere l’oste avversaria, avrebbe sacrificato vittima a Jeova chiunque pel primo gli fosse uscito incontro, ritornando in patria. Ebbe il duce ebreo compiuta vittoria sopra i figli di Ammone, ed ardeva dal desiderio per adempiere alla promessa fatta, e già co’ suoi soldati era a vista delle mura di Masfa, quando in danze e suoni vede farglisi innanzi la bellissima figliuola. Ecco quello che il Grue prese ad effigiare in un grosso vase. La ebrea don-