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Sin dai primi suoi anni anni il padre avendo scoperto in lui ingegno eccellente, si pose in animo di avviarlo alla Chiesa, acciò maggior lustro ne venisse alla sua famiglia: onde, senza frammettere indugi, allogollo nel Seminario di Penne. Quivi mentre con diligenza attendeva agli studi, tratto dal suo natural genio, prese assai stretta dimestichezza col pittore Giovanni Lavalle: il quale in vedere l’eccellente disposizione del fanciullo all’arte del pennello, volentieri prese ad ammaestrarlo ne’ principi del disegno. Ad onta di ciò, egli continuò con amore lo studio delle lettere, e soprattutto si diede alla poesia; alla quale mostrò maggior attitudine, forse per quella stretta amicizia e quasi parentela ch’essa ha con la pittura. Non trascurò la filosofia, dalla quale, per obbedire ai paterni comandi, passò alla teologia: ma avvicinatosi l’ora, che profferir dovea il voto solenne, consigliero egli sol di sè stesso nottetempo fuggì del Seminario, e si mise nella via di Urbino. Quella città, salita in gran fama per le sue maioliche dipinte, da gran tempo desiderava di vagheggiare; onde non piccola dovette essere la gioia del suo animo, allorchè giunse alla patria di Raffaello. Colà fatto pienamente libero di sè, mentre dava compimento e perfezione ai suoi studî di pittura, non abbandonò le più gravi e difficili discipline: chè ben conosceva come le arti congiunte alle scienze, ricevono incremento e lume. Nel 1706, poco dopo il suo arrivo, diede una pubblica prova del suo ingegno in quella Università, e meritò la laurea dottorale in filosofia e teologia.