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gno, per la finitezza del lavoro, per la morbidezza del pennello, e molto più per le delicatissime incarnagioni, nel che era valente maestro, come si è detto al capitolo VII. Però cadde non di rado nel languido e nell’ammanierato per lo soverchio studio che poneva nei suoi dipinti. Ho varie opere di questo artefice, fra le quali un quadretto alto un palmo, e largo uno e mezzo, rappresentante Mosè al roveto ardente. Alla destra del quadro è effigiato Mosè, dal cui volto pieno di maestà traspare il grande legislatore e capitano del popolo ebreo. Le braccia aperte e levate in alto, e la positura del corpo in atto di farsi indietro, mostrano la maraviglia e lo spavento ond’è compreso il suo animo in vedere il bastone tramutato in serpente. Dinanzi a lui vedesi il roveto ardente, e tra le fiamme e le ondate di fumo (in luogo del Signore come fece Carlo Lebrun nel trattare tale soggetto) si scorgono tre Angioli, che lasciano indovinare al riguardante il punto onde parte la voce dell’Altissimo.

Le altre pitture da me possedute rappresentano l’Annunciazione, la Fuga in Egitto, la Presentazione di Gesù al tempio, Cristo all’orto, ed il Martirio di S. Orsola e delle sue seguaci.

GENTILE BERARDINO (il giovine).

Berardino Gentile nato da Carmine e Caterina Amicucci a’ 3 di settembre 1727, morì il dì 6 gennaio 1813. Era ancor fanciullo quando, sentita la fama in che era-