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lavorano nella Duchea di Atri. Le quali, per quelle pitture veramente mirabili per il disegno e per il colorito, possono stare a tavola rotonda con tutte le porcellane europee ed oltremarine»1.

Ma come la pittura sulla porcellana andò acquistando maggior incremento nella Germania, nella Francia, ed anche nella nostra Italia, quella sulla maiolica all’opposto videsi via via declinare. E non è troppo da stupire che i bellissimi dipinti in porcellana oscurassero quelli, che facevansi sulla maiolica; chè niun’altro metodo più facile fu trovato in questo genere di dipintura. L’arte arricchitasi di grande varietà di colori, che per la loro delicatezza non poteano resistere ad un fuoco lungo e vivo, si pensò di dipingere sullo smalto già cotto, bastando un calore leggiero per fondere quelle delicatissime tinte. Con questo metodo l’artista potè far uso di ogni sorta di pennelli, perchè avea ad operare sopra un fondo levigato: e siccome i colori si adoperavano sciolti con l’olio, rendendosi così più scorrevoli, potè distenderli a piacer suo; ed in quella guisa che si dipinge sulla tela, potè a sua voglia ammendare gli errori commessi.

Saverio Grue e gli altri pittori che sopravvissero allo scadimento dell’arte, corsero volentieri a far prova del loro ingegno alla Real Fabbrica di Napoli; e così furono in parte della lode, che quella città si guadagnò con le

  1. Leosini — Monumenti storici artistici della città di Aquila, pag. 149, Napoli 1848.