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all’arte ceramica, le diedero incremento e lume. Chi si fece a modellare con somma cura e diligenza l’argilla; chi, da lungo studio guidato e da continua esperienza, diede opera a migliorare lo smalto e a trovare nuovi colori; chi finalmente l’animo rivolse ad abbellire di vive pitture li lavori maestrevolmente condotti. Le nostre maioliche al sommo giunte della perfezione, erano desiderate e richieste non solo in tutta Italia, ma in diverse contrade di Europa. Per far pago il desiderio di coloro che le bramavano, trentacinque fabbriche erano in attività nella nostra Castelli, come scorgesi dall’antico catasto del 1743. Allora tanto aggrandito era il nostro commercio, che 5000 ceste1 di maioliche si vendevano nella sola fiera di Sinigaglia2, le quali unite a quelle che si smaltivano nelle fiere di Fermo e di Loreto, fruttavano ai nostri artefici oltre i 30,000 scudi. Essi godevano di molti privilegi ed esenzioni in parecchie città, e specialmente in Sinigaglia: dove per antichi trattati è loro assegnato un ampio luogo appo l’antico castello, per depositarvi i loro prodotti, franco di qualunque dazio; essendo tenuti presentare al Castellano solo una cesta di maiolica, in segno di riconoscimento. Anche al dì d’oggi è loro conservato questo privilegio: che anzi avendo la detta città, son pochi anni, fatte

  1. Le ceste son simili a casse tessute di vimini, con le quali usasi in Castelli trasportar le maioliche: le più grandi, come quelle che s’inviano a Sinigaglia, contengono 200 piatti.
  2. V. Giustiniani, Dizion. Stor. rag. del Regno di Napoli, alla parola Castelli. — Napoli 1797.