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Per quanto io abbia investigato, non ho potuto trovare il come tale miglioramento vi avvenisse; chè gli Arabi che tale smalto introdussero in altri luoghi di Europa, non posero mai piede in questa parte degli Abruzzi. Se il mio corto veder non erra, parmi che i Castellani dovettero aver grand’obbligo ai monaci Benedettini, che nella generale ignoranza non solo le lettere ebbero in cura, ma ancor le arti per comodo comune: come leggesi nelle loro regole antiche nel capitolo che riguarda gli artefici.

Ma intorno a ciò sia che vuole: certo è che i nostri artisti poco di poi migliorarono d’assai siffatta vernice: poichè ad essi venne primamente pensiero di covrir le figuline di una veste di terra bianca, acciò postovi sopra lo smalto trasparente, i lavori comparissero di delicata bianchezza, senza far vedere il colore dell’argilla. Di che ci ha serbato memoria il Cavalier Cipriano Piccol-Passo, che il primo, verso la metà del 1500, un’opera scrisse intorno all’arte del vasaio: egli chiama questa specie di manifattura, oggi detta mezza-maiolica, sempre col nome di lavori alla Castellana1. Il Sig. Raffaelli sta in forse se questa gloria debbasi alla città di Castello (Tifernum Tiberinum), od a Castelli del regno di Napoli2: ma cessa ogni dubbio se si pone ben mente, che in quella città del Pontificio a quei dì non

  1. Quest’opera conservasi manoscritta dal Sig. Raffaelli di Urbania.
  2. Raffaelli — Memorie Istoriche delle maioliche lavorate in Castel Durante, pag. 11. Fermo 1846.