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nostre figuline avessero già acquistato i caratteri di quella così detta romana, non pertanto esser doveano anche stimate ai tempi di Plinio, poichè questi ricorda con lode i nostri lavori in terra cotta, ed assai li commenda per la loro fermezza1. Si scavano tuttodì dappresso a Castelli ed in altri luoghi del Teramano anfore grandissime, olle cinerarie, dolii, lucerne sepolcrali, vasi lacrimali ec. Una specie di coppia maestrevolmente tornita e coperta di lieve lustro nero, non ha guari si rinvenne in un antico sepolcro nelle vicinanza di Castelli, e da me si conserva2.

La figulina romana, come tutte le altre di Europa, era inverniciata di una leggerissima patina, che il lucido prendea da un silicato alcalino, il color rosso dal ferro, e il nero dal manganese: e siccome non impediva che i liquidi passassero per i pori della sottostante argilla; così adoperar non poteasi in tutti gli usi domestici.

L’Italia, che nel medio evo fu la più sollecita a riscuotersi dal letargo, in che giacque lunga pezza tutta

  1. Hist. Nat. lib. 35, cap. 12.
  2. Mi piace qui notare i nomi degli antichi nostri figuli, de’ quali finora si è avuto notizia dalle terre cotte rinvenute ne’ diversi luoghi della Provincia di Teramo. caia decia staberia — fortis — vibiani faor — lvcivs — probvs — nvm — tmciir — l. satvrnini — procvli — s. l. alfici — primi — felix sari — evbvli. In un’anfora trovata, non è molti anni, in un antico sepolcro presso la città di Penne, erano scolpite queste parole:

    ΜΕΝΕΙ · ΣΩ · ΑΝΘS · ΙΛΔΩ