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tore di Virgilio; dappoichè entrato appena ne’ dodici anni, cantava in sulla lira all’improvviso sopra qualsivoglia soggetto versi italiani e latini, bellissimi per dolcezza, purità di lingua e vaghezza di pensieri. Racconta il Varchi nell’Ercolano, che non udì mai cosa più maravigliosa; e che se udito non l’avesse, non avrebbe mai creduto che versi sì belli e sentenziosi si potessero fare improvvisamente: perciò chiama il piccolo Antoniani un mostro, un miracolo della natura. Non andò guari che la fama del giovinetto si sparse sì fattamente, che Principi, Cardinali, e finanche Re amavano conoscerlo e udirlo — Intanto egli non trascurava d’istruirsi in ogni maniera di studi, e veniva crescendo ogni dì nel sapere: di sorta che non ancora era nei diciassette anni quando dagli Estensi fu chiamato a leggere pubblicamente l’eloquenza latina in Ferrara: dove allora dimoravano uomini dottissimi in ogni maniera di scienze, di lettere e di arti. Avendo l’Antoniani seco medesimo deliberato di rendersi ecclesiastico, studiò con amore le scienze sacre, nelle quali addivenne dottissimo: e perciò fu caro a diversi Pontefici, che a molti e importanti ufficii lo elessero. Pio IV lo destinò precettore e segretario di S. Carlo Borromeo suo nipote, a premura del quale scrisse il libro della cristiana educazione dei fanciulli. Innalzato quindi da Clemente VIII all’insigne onore della sacra Porpora, tornò in Roma: dove ornato delle più amabili virtù, di alto sapere, e di moltissimi onori, compianto dai più grandi uomini del suo tempo rese l’anima a Dio nel 1603.