savano. In ciò gran parte dovettero avere i molti signori, che, in tempo dell’invasione de’ Saraceni, si afforzarono presso a questi mondi, ed i monaci Benedettini quivi stabiliti, i quali tra le dense tenebre, il tesoro delle lettere e delle arti si diedero sollecitamente a conservare. Tra i vari Monisteri della contrada, il più celebre si fu quello di S. Salvatore di Castelli, il quale però ebbe pur molto a soffrire nel generale disordine, e venne quasi al tutto disfatto. Ma restaurato per cura dei monaci, e di tutti i suoi beni arricchito, verso la fine del secolo XI, da S. Berardo de’ Conti di Pagliara; fu trovato in ottimo stato dal Pontefice Pasquale II che, perseguitato da Arrigo V nell’anno 1117, costretto a lasciar Roma, trovò quivi un sicuro rifugio. Durante la sua breve dimora, consecrò la Chiesa di S. Salvatore, e molti privilegi all’Abate concesse a al Monistero, che rese immediatamente soggetto alla S. Sede, come rilevasi dal Diploma nello stesso anno speditogli da Benevento1. I Monaci grati vollero questo fatto rammentare agli avvenire con una lapide, che apposero nella loro Chiesa. La quale in prosieguo abbandonata dai monaci (per i troppi pericoli nei quali erano costretti di vivere), e poco curata dagli Abati Commendatarii che loro successero; cadde finalmente, non è ancora mezzo secolo, e seppellì con le sue rovine questo monumento, riferitoci da persona tuttora vivente che l’ha più volte osservato.
- ↑ Il P. Lauret Abate di S. Salvatore, pubblicò questo Diploma nelle addizioni da lui fatte alla Cronica Cassinese di Leone Ostiense, messa a stampa in Napoli nel 1616.