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stelli nol sappiamo. Certo è che in diversi luoghi del territorio Castellano si osservano tuttavia gli avanzi di antichissime fabbriche, e finanche vicino ai monti, dove oggi la selva è più folta, veggonsi le tracce di esse1. Si conosce solo per costante tradizione, che nei tempi andati gli edificii non erano come al presente uniti insieme, ma sparsi qua e là in gruppi fortificati, e che perciò vennero chiamati li Castelli o le Castella. Crollato però l’Impero Romano, allorchè i barbari penetrarono in Italia, e presero a disertare il bel paese, i Castellani così divisi malsicuri si videro e poco forti a resistere alla turba de’ tristi, che profittando di questi sconvolgimenti, faceano frequenti scorrerie in queste contrade. Sicchè raccolti in consiglio, determinarono formare dei diversi Castelli un sol paese, che tolse da essi il nome che tuttora conserva.

In mezzo a così indisciplinata e miseranda barbarie, non rimase al tutto spenta la civiltà nella Valle Siciliana, come ne fan fede tanti chiari uomini, che allora vi splendeano per grandi dignità ecclesiastiche, civili, e militari2; non che le arti che con lode vi si profes-

  1. Il Sig. de Bartolomei, uomo di molta erudizione, ci ha fatto gentilmente sapere, che presso Castelli esser dovea la sede del Lucumone, in tempo della Dedearchia Etrusca; e che la memoria di questo fatto ci è stata conservata dal torrente Lucumonia, oggi Leomogna.
  2. I Pontefici S. Agatone, S. Leone II, e Stefano III furono della Valle Siciliana. La simiglianza del nome della loro patria, ha fatto dire a vari scrittori, che i due primi fossero Siciliani.