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Le officine di Castelli, che mantennero l’onore dell’arte ceramica nel regno di Napoli, e ravvivarono quella già scaduta di pingere in maiolica, non sono abbastanza conosciute, perchè insino ad ora non ebbero chi le trattasse al disteso. Se ne togli il Giustiniani, che a discorrere di esse alquanto s’intrattenne1, gli antichi scrittori le passarono con poche parole. Da questo è proceduto che le nostre maioliche sono spesso confuse con quelle di altri luoghi: nè ciò si è visto avvenire solo in lontane regioni, ma anche nella nostra Italia. Sia di esempio l’inganno dell’egregio dottor Frati, che nel descrivere la celebre raccolta Delsette, credette lavorate in Castel Durante circa 400 opere della nostra Castelli2. Ma assai onora questo valente uomo la candidissima confessione che fece del suo errore, allorchè illustrò il Museo Pasolini3: verissime tenendo le osservazioni del chiaro avvocato de Minicis4.

La presente età, più curante dell’onore delle nostre arti, non ha trasandato di celebrare le antiche maioliche castellane. Lasciano star quelle carte, che

  1. Dizionario storico ragionato del Regno di Napoli, alla parola Castelli. — Napoli 1797.
  2. Descrizione di un’insigne raccolta di maioliche dipinte, dal n.° 551 al n.° 917. — Bologna 1844.
  3. Descrizione del Museo Pasolini di Faenza, pag. 33. — Bologna 1852.
  4. Cinque lettere sulla raccolta delle maioliche dipinte di G. Delsette esistente in Bologna, pag. 7 — Bologna 1845.