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Di Diogene la botte egli rassembra,
Od un gonfio pallon che ammorba e fete,
O ragno vil che alla sottil sua rete
I volanti moscon carcera e smembra.
. . . . . . . . . . . .
Là nell’Indie nommai nel tempo scorso
Nacque tra nani così brutto oggetto,
Che non d’uom, ma di bestia ebbe l’aspetto;
Rassembrando un cammel col curvo dorso.

Per decidere alfin la quistione
Intorno agl’ircocervi, alle chimere;
Sen venne a desolar contrade intere,
Lo scontraffatto semicapro Odone.

Della stirpe esso fu delli Pigmei,
Che son d’altezza un piede e mezzo o due,
E frequente tenzon han con le Grue,
Nel monte che si oppone ai Pirenei.

Ma per lo scrigno, che sul dorso avea,
D'essere gli parea un vero Atlante;
Che al gran globo del ciel non vacillante,
Con quella schiena sua base facea.

Fu pubblico Notar; ma ben si crede,
Che fosse d’onor tal tosto privato,
E per falsario fosse riputato;
Chè fede non può far chi non ha fede!

Fece profession d’Agrimensura:
Ma per l’audacia che sovente inganna,
Giammai non ebbe in man la mezzacanna
Per pigliar di sè stesso la misura.

Fu di colpe mortal colmo fardello,
A tutti poi la crapula avanzava:
E lo spirito di vin spesso il versava,
Chè di vino parea un carratello.

Un corpo scontraffatto nommai suole
Esser albergator d’anima buona:
È detto del Morel, che ancor risuona
E dove nasce e dove muore il sole.

Eppure Erario il fe’ il signor Marchese
Della Valle, che è sotto Montecorno:
S’udì per questo allor tutto all’intorno
Di pianto risonar ogni paese.