Per far cosa grata a chi avesse vaghezza di più minuti particolari delle cose di Castelli, ho posto qui in fino tutti interi i documenti citati nel corso di questo libro.
Il Grue togliendo occasione della morte dell’Erario del Marchese, compose la seguente poesia, nella quale il benevolo lettore vorrà sopportare qualche espressione invereconda in grazia dell’autore.
DEL GOBBO G... O... D'ISOLA
DEL DOTT. FRANCESCANTONIO GRUE DI CASTELLI.
Giunse il gobbo, o lettor, a quel confine, Che al viver suo il gran Motor prescrisse Morì colui, e tal morìo qual visse: Suol mala vita aver pessimo fine.
So ben che non vedesti il babbuino, Mentre quaggiù fra noi egli fu vivo; Perciò la vita sua or ti descrivo, E pinta te la mando in terso lino.
Fra l’opre del Callot che i brutti gobbi Ed i mostri umanati al vivo pinse, E coll’immaginar chimere finse, Simigliante figure io non conobbi.
Vedilo, e bada ben che all’intestina Con spiacevol rumor fetidi venti Pel rotondo porto manda a torrenti, Per nausearti senza medicina.
Deh! mira tu Signor quel gran fagotto, Che al brutto dorso diè sferica forma Certo non è fra la tartarea torma Più orribile di lui spirto corrotto!
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