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stelli assai meglio, se vi fosse più esatta divisione di lavoro tra gli artefici. Vero è che certi lavori si fanno da speciali operai, ma ciò dovrebbe adottarsi in tutti; dappoichè allora l’artefice arriverebbe ad acquistare l’abitudine di far lavori perfetti, e con prestezza. Sarebbe pur desiderabile che ciascuna fabbrica attendesse solamente a speciali produzioni; così si potrebbero avere maioliche buone, ed a minor prezzo.

Possano queste mie povere parole eccitare i miei concittadini al miglioramento della loro industria. Ma temo forte che poco o niun frutto possano produrre, perchè un ostacolo potente vi si oppone, ed è la pochezza dei capitali che vi sono impiegati. Potrebbero però i nostri fabbricanti rimediare a sì grave inconveniente, se tutti fossero concordi a riunire le loro piccole fortune, e formare delle tante officine un grande opifizio. Mio padre, caldo amatore del bene della sua patria, fin dal 1835 si fece a proporre una società industriale composta di tutti i nostri fabbricanti, avente per iscopo precipuo il perfezionamento della loro manifattura. Questo progetto essendo stato assai ben accolto, gli mise in cuore tanta speranza di vederlo messo ad effetto, che compilò fin lo statuto della società. Ma siccome presso di noi non ancora ben si conosce il vantaggio grandissimo che le industrie traggono dalle associazioni, la cosa non procedette innanzi.

Il Real Governo, che ha avuto sempre a cuore l’industria castellana, potrebbe moltissimo giovarle col fondare in Castelli un grande e ben regolato opifizio cera-