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scena affettuosissima. Si son visti in tale circostanza i nemici i più fieri dimenticar tutto, e gettarsi tra le fiamme per campare quanta roba più possono ai loro offensori. Spento l’incendio, tornano alle loro case compiaciuti del bene che hanno fatto, senza pretendere compenso nè per le fatiche sostenute, nè pe’ danni sofferti.

Dopo aver toccato delle varie operazioni in uso nelle fabbriche castellane, passiamo a parlare de’ miglioramenti che vi si possono introdurre. In prima è da considerare che la terra troppo poco tempo si fa stare in macerazione nella vasca: vi dovrebbe rimanere almeno per sei mesi, come si pratica in Alemagna. Certo è che le terre si lavorano meglio in ragione del tempo che stanno nella vasca: si racconta che nella Cina talune fabbriche hanno terre in macerazione da un secolo. Oltre a ciò sarebbe di non poco giovamento il mischiare alla terra ora in uso qualche terra che dietro accurata analisi si troverebbe acconcia all’oggetto.

Per impastare la terra potrebbesi far uso di macchine, invece di calcarla co’ piedi, come al presente si pratica. Questa penosa operazione, costumata da tempi antichissimi, come ne fa fede la Sacra Scrittura1, oggi che la meccanica ha tanto progredito, dovrebb’essere al tutto proscritta. Una macchina per quest’uso è descritta dal Weber, e potrebbe agevolmente introdursi presso di noi, essendo molto semplice2.

  1. Isaia Cap. XII, v. 25.
  2. V. L’arte della vera porcellana, sez. 2. art. 1.