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adatti: la quale operazione addimandasi da’ nostri artefici ritornare. Ben secchi si pongono per la cottura al forno, che ha la figura di un parallelogrammo, ed ha varia dimensione secondo la grandezza dell’officina. Il più grande è alto palmi 12½, largo 9, e lungo altrettanto: il più piccolo è alto 6½, largo 4½, e lungo altrettanto. La camera pel fuoco ha la stessa dimensione del forno, ed ha una sola apertura o bocca, per la quale s’introduce il combustibile. Son così abili i Castellani ed ingegnosi nell’infornare, che sono in ciò secondi a pochissimi. Al sommo della fornace usano porre i lavori che debbono cuocersi la prima volta: nella parte inferiore situano le maioliche smaltate, rinchiuse in tubi di creta che chiamano case. Questi si fanno con una terra simile a quella da maiolica a smalto bianco, ma non tanto pura.

La composizione degli smalti conoscesi nelle nostre fabbriche a perfezione; talchè ogni artista sa dar ragione de’ principii che le compongono, e dell’effetto che ciascuno produce. Lo smalto bianco si compone di piombo e stagno, che uniti insieme si riducono allo stato di ossidi in apposito fornello a riverbero, di salmarino, e di quarzo ialino granuiliforme, che rinviensi alle falde della montagna di Castelli. Per lo più si aggiunge una piccolissima quantità di saffera per dargli un leggiero color d’aria. La composizione è diversa secondo le varie qualità della maiolica: mi piace qui notare tre composizione le più usitate.