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lumi dei Classici greci e latini. E già ne furono pubblicati alcuni riveduti e corretti da esperti insegnanti.

Nel 1845 le tipografie erano sempre sei e proprio le stesse; nè altre se n’aggiunsero quando la fortuna d’Italia parve risorgere e gli eventi la trassero invece a più dura servitù; quando il 6 maggio del ’47 venne promulgata in Toscana la legge che allentava il freno alla stampa. Solamente intorno al ’50 si stabilì per qualche anno in Prato David Passigli con la sua fornita ed elegante stamperia;1 e non molto dopo Matteo Contrucci n’aperse una nell’Orfanotrofio della Pietà. D’altre minori che apparvero e disparvero come meteore fin presso a questi giorni, non occorre ch'io dica: ne sarebbe stato fatto più che un semplice ricordo nel libro: Il primo secolo della Tipografia Pratese, qualora si fosse accolta la proposta del compianto mio fratello Cesare Guasti, di celebrare nel 1884 il primo Centenario della stampa in Prato, con una Mostra possibilmente completa di quel che erasi pubblicato fino allora.2

Ma trascurando i nomi, è bene si sappia che nella Mostra artistica-industriale pratese del 1880, la Commissione eletta per giudicare e assegnare i premi ai tipografi espositori, composta di uomini espertissimi, fra i quali Piero Barbèra, fu «lieta di scorgere come l’arte della stampa sia abbastanza

  1. Piero Barbèra, Editori e Autori. Studi e passatempi di un Libraio. Firenze, G. Barbèra.
  2. Lettera da Firenze del 26 agosto 1880, pubblicata nel Bollettino ufficiale dell’Esposizione industriale pratese del 1880, pag. 43.
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