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forastieri, che qua vengono per vivere ed avanzarsi, sono d’un naturale docile, affettuosi e sinceri, amici de’ fora-

    han pendenza inverso il fondo de’ crateri, ovvero verso le coste esterne, e la loro inclinazione non suol essere molto grande, di rado eccedente i trenta gradi. La spessezza in fine di questa formazione è parimenti variabilissima; in alcuni luoghi aggiunge a pochi piedi, in altri si alza oltre a cento.
       La formazione che ora abbiamo discorsa soggiace alla terra vegetale, la quale si può considerare come una mescolanza di pozzolane e di terriccio derivante dalla scomposizione delle piante. È composta quindi in gran parte di minuzzoli di pomici e di feldispato vitreo finamente tritati con lapilluzzi più rari di trachite e di pomice; la sua qualità magra è temperata dall’ humus; onde risulta una terra di color grigio piuttosto grassa, capace di ritenere l’ umido, e ferve con gli acidi. Dopo aver detto in generale delle materie componenti le colline di Napoli, dovremmo vedere le particolarità che presentano i principali siti di queste, muovendo di levante a ponente; ma si andrebbe assai per le lunghe, nè lo comportano i limiti del presente lavoro.
       Il numero e la varietà delle piante di una contrada dipendono dalle cagioni che producono e sostengono la vita vegetativa. Le quali si dicono comunemente naturali, e sono la temperatura e la qualità dell’aria rispetto alla umidità ed a’ suoi movimenti, la luce, l’ acqua, la terra in ciò che riguarda la sua conformazione, la positura, e la natura propria del suolo; e si potrebbe aggiungerne due altre, l’azione reciproca degli esseri organizzati e la estensione della contrada. Le cagioni naturali, sopratutto la temperatura e l’umidità, considerate appresso noi intorno al grado medio, si vede che son tanto favorevoli ad una rigogliosa e svariata vegetazione, che in Europa poche contrade è da mettere a paro con la nostra; niuna forse al di sopra: perocchè gli estremi gradi di temperatura, cui moltissime piante non possono reggere, sono la principale cagione della copiosa o scarsa vegetazione. Ora il massimo freddo che siasi fra noi notato nuoce non pure alle piante de’ luoghi, che non è il nostro, più vicini all’equatore, ma si bene a quelle coltivate che fossero indigene di luoghi caldi posti sulla medesima zona ed alla stessa latitudine di Napoli, ed

     Celano — Vol. I. 12