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quelle di Somma piazza, di Sole e Luna, e di Nilo o

    cerè per Filippo IV di Spagna, la quale prese il suo nome, ed è quella che vedi. Ancora, per commodità pubblica, e specialmente per la gente forense, la porta di Spirito-Santo fu traslocata ancor più su per opera del vicerè duca d’Alba, e le appose il suo nome, il qual presto caduto in disuso, dette luogo all’altro ond’è nota oggidì di porta Sciuscella (Carrubba). Attualmente essa ha ripreso l’antico suo nome di Alba. Sopra tutte queste porte terranee trovi, in bronzo, in marmo ed in istucco una imagine a mezzo busto, o intera di S. Gaetano Tiene, che fu ascritto nel numero de’Santi padroni di Napoli nella pestilenza del 1656. Il fine ed i voti de’ Napolitani son detti in questa epigrafe sotto tutte le imagini del Santo.

    D. O. M.
    Beato Caietano Cler. Reg. Fundatori
    Publicae Sospitatis Vindici
    Civìtas Neapolitana
    Ad Grati Animi Incitamentum
    Simulacrum Hoc Posuit Dicavitque
    Anno Christi MDCLVIII.

    Demolita, come accennammo, la porta di Costantinopoli, il semibusto del Santo, che stava a capo di essa, vedesi ora su decente basamento addossato al muro, tra la porta della chiesa e quella del monastero, ove si legge in bianca pietra questa medesima epigrafe.
       Ogni altra leggenda ha attenenza con i titoli, le bontà e le cortesie de’ vicerè che in qualunque modo posero mano a’bisogni delle porte. Le quali appunto a quel tempo furono decorate con egregie pitture del Cavalier Calabrese, come chiamavano Mattia Preti, per isconto di pena capitale, a cui fu condannato, allorchè riparando da Roma, dove ebbe ucciso un emulo nel concorso delle pitture in S. Pier della Valle, entrò qui a’ 15 agosto 1658, rompendo il cordone. fatto per la peste, e piantando uno stocco nel petto della scolta. Gli affreschi di questo valente dipintore andarono a male, perchè altri furon dalle piogge deturpati, altri dal cannone, altri dagli abitanti de’prossimi palagi, che vi apriron su finestre, o innanzi vi stesero terrazzi, e non avanza che solo quello a porta S. Gennaro, il quale, comecchè guasto in alcun luogo,