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bondantissima d’ogni sorta di pesce, che per Bontà e sa-
nerosità del principe è questo marmo che nella cattedrale raccoglieva le reliquie del nostro santo Vescovo Aspreno:
Dominus Placidius Valentin
Janus Augustissimus Om-
nium Retro Principum
Salvo Atque Concordi
Dn, FL Theodosio. Invic-
tissimo Aug. Ad Decus
Nominis Sui Neapolita-
nam Civitatem Ad Omnes
Terra Marique Incursus
Expositam Et Nulla
Securitate Gaudentem
Ingenti Studio Atque
Sumptu Muris Turni
busque Munivit,
Queste non furono ampliazioni, ma ristorazioni; e non si tosto fornite, andarono a mala sorte. A sacco ed a ruba ci posero di nuovo i Goti al 412. Maggiori travagli sopportammo da’ Vandali nel 456, Difesi, e nella difesa malmenati da’ Greci il 490, ricevemmo non guari dopo le ingiurie degli Eruli, a cui, come se la sventura fosse ancor poca, si aggiunse l’invasione de’secondi Goti su il primo terzo del secolo VI. Quando Belisario venne a cacciarli d’Italia, trovò le mura napolitano in salde condizioni di difesa. Pure attesta l’autore della vita di S. Attanagio, che l’eunuco Narsete avesse riparato il muro dalla via di mare, quando caduto dalla grazia della imperatrice Sofia, qui si ridusse verso il 568, d’onde appellò il feroce Alboino, condottiere de’ Longobardi meditando nel suo malvagio animo la vendetta sopra i suoi signori d’Oriente. Contro queste fortificazioni, in fede di Messandro Telesino, che fu lo storico di re Ruggiero, dovettero pugnare un’altrafiata i Longobardi, i Saracini, e di poi i Normanni.
A’ tempi di che tiensi rapido conto molti nomi greci e romani