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dal Re Ferdinando Primo d’ Aragona, dalle spalle della chiesa del Carmine, che prima stava fuori delle mura; e questa fu tutta nella facciata di travertini di piperno, con

    dai Romani era, come di sopra abbiam dimostrato, e come quasi tutti convengono, quella che chiamavasi Palepoli, e se la parte donde i Nolani sì fuggirono era un’altra opposta (aversa) ad essa come apertamente asserisce Livio, è forza convenire, che questa non poteva essere altra se non Napoli; e quindi che questa per aver libera la via di Nola doveva esser situata ad oriente, e quella per lo contrario ad occidente. Talchè trovandosi Napoli a’ tempi di Augusto nel sito che abbiam di sopra indicato, Palepoli verso il Real Palazzo o in quelle vicinanze debba conseguentemente rintracciarsi. La situazione de’ luoghi, comunque di molto cambiata, non si oppone fortemente a questa nostra congettura. Le parti alte della vecchia città possono riconoscersi nella falda della collina di S. Eramo, o nelle eminenze di Pizzofalcone, il luogo pel quale Palepoli e Napoli comunicavano fra loro può investigarsi dal lato di strada Medina e S. Maria la Nova e per quella direzione, e la marina, che così stava assai sottoposta a Palepoli, faceva sì che i Sanniti, ancorchè avvertiti dell’ inganno, non avrebbero potuto per cagion della distanza giungere a tempo per impedirne la resa.
       Ma un altro argomento a provare il sito di Palepoli da noi proposto par che possa desumersi dal famoso acquedotto, che da Serino recava l’acqua a Napoli e Pozzuoli ed a Baia. Questo prezioso monumento di antichità fu per la prima volta rintracciato e descritto sotto il governo del Vicerè D. Pietro di Toledo dall’Architetto Pietrantonio Lettieri, e non ha guari è stato nuovamente riconosciuto dal Sig. Felice Abbate, che ne proponeva la repristinazione. Or senza tener conto del corso di esso dalla sua origine fino a Capodichino, è da notare, che da quel punto il medesimo dirigendosi verso settentrione-ponente, giunge in quella strada che una volta dicevasi Cupa di Miano, ed ora dai rilevanti residui di questo insigne monumento, che tuttora vi si vedono, vien chiamata dei Pontirossi. Da colà attraversando la collina di S. Efrem vecchio, ove tuttora se ne veggono le vestigia, tirava per la valle della Sanità, nel qual sito ai tempi del Lettieri vedevansi tuttora gli