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le mura; ma essendo morto questo mostro d’empietà, venne in Napoli nell’anno 1254 il Sommo Pontefice Innocenzio Quarto, e non solo rifece le mura, ma l’ampliò.

    e posto in portu Neapolitano. E solo di quest’ultimo possiamo in qualche modo congetturare il sito dall’isoletta e torre detta di S. Vincenzo che era posta nell’entrare la Darsena attuale, e che forse dal detto fondo donato a quel Monistero prese un tal nome.
       Verso il secolo XII e nel seguente incominciansi poi ad avere meno incerte notizie su tal proposito; poichè in un documento del 1167 si menziona il Castellone nuovo ad portum, e nelle vicinanze la via Fontanula e l’Archina del Re, ed in un altro istrumento del 1268 si rammenta la Chiesa S. Thomasi ad portu, e tra i confini il muro antico della citià, l’acqua che scorre dal Fusario e la Ecclesia S. Jasinae. Or siccome l’Archina nominata nel primo documento era posta dove poscia fu edificato S. Pietro Martire, la via Fontanula è quella ora detta Mezzocannone, e la Chiesa di S. Tommaso al Porto è quella tuttora a quel Santo intitolata che vedesi nella Strettola di Porto (V. Cautillo l. c.), ove pure altra volta esisteva una Chiesetta di S. Biagio; così a noi pare che nel porto ivi nominato vengasi ad indicare l’attuale Molo piccolo.
       Di un altro Porto abbiam memoria nel 1275 in un diploma del Re Carlo I d’Angiò, dove si parla delle case Sanctae Mariae de palatio prope portum Neapolis. E con esso, poiché la Chiesa di S. Maria di Palazzo era verso Castelnuovo, pare, che s’indicasse quello, che allora si diceva anche Porto Pisano, dalle logge e dalla Chiesa di S. Giacomo, e che quei di Pisa tenevano accanto al medesimo. E questo pure fu, secondo che a noi pare, quel Porto fondato, o per meglio dire ampliato da Carlo II nel 1502 colla costruzione di un Molo, che d’allora in poi fu detto Molo grande in comparazione di quello antecedentemente nominato, che si disse e tuttavia si dice piccolo. Ne’tempi posteriori fu chiamato Molo di mezzo quello che divideva l’uno e l’altro Porto. E questa espressione usata da qualche cronista e dal Summonte induceva in errore il Carletti ed i copiatori del Celano, e li faceva immaginare un nuovo Porto posto tra mezzo il grande ed il piccolo, che collocavano in siti, all’epoca cui essi si riportano, interamente abitati.