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che un campo partito per mezzo, quello di sopra d’oro,

    nato del popolo eran quelle di S. Maria della Pietà, di S. Marta, di S. Gennaro fuori le mura, di S. Nicola a Don Pietro, di S. Bartolommeo, di S. Giacomo a’ Panettieri. di S. Nicola de’ Pistasi , di S. Maria Maddalena, di S. Giorgio Maggiore e di S. Severo. In queste ed in tante altre Staurite, di cui è perduta la memoria, si praticavan molte opere di pietà dagli stauritani a bene de’ pupilli, delle vedove, degli infermi e de’ prigioni. La quale pia instituzione cessò interamente prima che fosse decorso il secolo XVIII.
       Nella regione Nilense si fondò il primo monastero dell’Ordine che di fresco era surto sulla cima del Cassino, e fu quello de’ Ss. Severino e Sosio, e molti altri di quest’ordine stesso per uomini e per donne se ne videro in pochi anni fondati.
       Gli ecclesiastici in questo tempo reputati quali membri della civil comunanza eran soggetti alle leggi civili, e giudicati da’ magistrati comuni. Ma negli affari di Religione il Vescovo gli giudicava per forma di polizia, li puniva di censura trovandoli corrotti nei costumi, e componeva da arbitro le loro differenze.
       I beni della Chiesa crescevano grandemente per le donazioni dei fedeli, e soprattutto arricchivansi i monasteri dell’Ordine novello. Il ritratto di questi beni partivasi ugualmente tra il Vescovo, la Chiesa, i chierici ed i poveri.
       II Vescovo era ancor nominato dal clero e dal popolo come nei secoli decorsi, e consecrato dal Papa; e quando il governo cominciò a voler la sua parte nella elezion del prelato provennero gravi inconvenienti alla Chiesa. I quali si fece a combattere con mirabile zelo e fortezza quel dottissimo e Santo Pontefice Gregorio Magno, che nell’anno 590, saputa la pessima condotta del Vescovo Demetrio, lo depose severamente, imponendo al clero ed alla repubblica di nominare il successore. E perchè negli ordini della città i nobili, quì stati sempre divisi dal popolo, cercavano aver su di esso preminenza, sorsero dispiaceri e discordie; onde Gregorio dovè chiamare a sè alcuni del clero ed altri che rappresentassero la nobiltà ed il popolo per far eleggere in sua presenza il successor di Demetrio, che fu Fortunato II. Questa specie d’elezione dicevasi fatta per compromissum. Morto Fortunato, bisognò anche l’autorità pontificia per dare alla Chiera il novello Vescovo