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freno; e credo che l’alzassero o per Nettuno o per Casto-

    negli angoli più reconditi delle case del Vescovo, divenute perciò tanti oratorï, o nelle oscure e profonde critte e catacombe, dove nelle ore più solitarie della notte risuonavano gli inni puri e soavi di que’ primi credenti. E se le orecchie di costoro eran turbate molto di frequente da spaventosi racconti di atroci martirii d’ogni maniera, dati in lontane e in vicine contrade a que’ forti che sorgevano a confirmar col proprio sangue la verità della Religione, gli occhi loro non furon mai tocchi dalle strazianti scene di tali crudeltà; ed è a notare qual mirabil cosa il non essersi in quello ed in altri secoli avvenire mai quì veduto un sol fatto di martirio, quandochè ne’ dintorni della città tanti e sì crudeli se ne sentirono. Ciò non pertanto i Cristiani eran chiamati mancatori alla fede dominante, e creduti veri nemici e perturbatori dell’ordine civile, e come tali tenuti in odio ed in disprezzo, e le loro unioni proscritte e minacciate de’ più tremendi supplizî. Onde i fedeli traevano guardinghi e paurosi il più sovente nelle catacombe, ov’erano ignoti a’ lor nemici a cagione del luogo allor diviso dalla città per vallate inaccessibili e deserte. Quivi essi eran incuorati dal prodigio della predicazione e de’ miracoli del Santo pastore, la cui mercè il lor numero, se di moltissima gente non potè vedersi aumentato, per le difficili condizioni de’ tempi, certo che a quando a quando di novelle professioni veniva accresciuto. Ad Aspreno succede S. Epitimito, il quale, ricalcando santamente la vita lasciata aperta dal suo predecessore, giunse a meglio confirrmare l’unione de’ credenti in Gesù, finchè da lui a S. Agrippino, che fu il sesto Vescovo, il numero di costoro videsi di moltissima gente copioso. A quest’ultimo Vescovo successero S. Eustasio o Eustachio, e poi S. Eufebio, che chiuse il periodo de’ tre primi secoli del Cristianesimo. Vien pure riportato S. Marciano, come Vescovo di Napoli ma questi si vuole fiorito nel decimo secolo della Chiesa, sol perchè non trovasi compreso nel catologo di Giovanni Diacono. Non pertanto nella serie ordinata de’ Vescovi ed Arcivescovi che veggonsi effigiati nella Sagrestia del Duomo, S. Marciano occupa il n. 9.
       In questi tempi il Vescovo fu capo della nostra Chiesa; egli arbitro e giudice degli affari di Religione; a lui, che in sè unir do-