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me in osservare il santo bastone dell’Apostolo nella nostra Cattedrale se ne darà notizia, battezzò Santa Candida,

    bilire col di lei nome anche una Fratria. Alcuni han creduto il tempio di Partenope alla Vittoria, ed il di lei oracolo per sacri edifizii esteso fin dentro la Grotta dello spago per essersi in vicinanza di essa trovata la statua dì tal sognato nume, che fu mandata in Ispagna dal Vicerè di quel tempo. Dovea perciò spaziarsi tal’illustre consorteria per tutta la lunghezza dell’amenissima Chiaia, contrada ben popolata, e nel cui perimetro, che cominciava dal Castel dell’Ovo, ebbe il suo magnifico palagio lo splendidissimo Lucullo, intendiamo il gran Trimalchione, troppo a disteso e con eleganza trattatone e dello da Petronio.
       12. De’ Mopsopiti — Le congetture de’ nostri, scrittori intorno all’esistenza di questa Fratria non sono abbastanza fondate. Tutto poggia finora sopra deboli giudizi d’induzione. Se fuvvi una Fratria degli Eumelidi da Eumelo conduttor d’una colonia fra noi; un’altra de’ Gionei per esprimere, ancorchè senza determinazione, il Duce della Colonia Calcidese, o d’Eubea; un’altra degli Aristei, altra de’ Panclidi, altra degli Eumidi ec. chi oserà dubitare che, al pari degli altri, al grande e segnalato eroe, e conduttore dell’Attica colonia, Mopso, non siansi resi consimili onori? Troppo male si penserebbe degli avi nostri, se si opinasse altrimenti; che il cattivo ed indegno carattere d’ingratitudine fu sempre bandito dalla bella nostra contrada in quegli eroici e beati tempi che, con dispetto ed invidia, richiamiamo a memoria.
       Il sito poi di nostra città, che potè probabilmente occupar questa Fratria, è quello dell’attuale Molo, montando in su pel largo del Castello, S. Anna di Palazzo, S. Caterina da Siena e tutto il colle di Pizzofalcone, chiuso dalla parte bassa dal mare, fino alle vicinanze di S. Maria della Vittoria, donde poi anche probabilmente dovea cominciare la Fratria de’ Partenopei.
       Tutte queste sacre consorterie finora descritte non comprendevano che uomini addetti al culto de’ loro numi particolari. Nè creder si poteva, ch’anche le donne avessero le loro società e le loro radunanze separate e distinte. Pur non mancavano nella nostra città; anzi lungi dall’essere addette a qualche dea, che loro permettesse le feste, il giuoco, l’ilarità ed il divertimento, eran desse

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