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successore Narsete, che le rifacesse, non solo le rifece all’uso primiero, ma l’ampliò, e fortificò insieme, con torri gagliarde. Appresso poi si videro soto l’imperio d’altri


    infatti senza parlare del monistero di S. Arcangelo a Morfisa posto, ove ora è S. Domenico, o dell’Estaurita di Nido posta nel Pallonetto di S. Chiara, edizfizii che nel 1116 e 1221, diconsi situati in città, egli è indubitato che l’antichissimo Monistero di S. Sebastiano, che comunemente vuolsi inchiudere dentro le mura coll’ampliazione di Re Carlo II d’Angiò per documenti sicuri nel 1000, nel 900, ed anche prima, stava dentro il ricinto della città. Che anzi se questo Monistero è lo stesso, come pare assai verosimile, di quello nominalo dal S. Padre Gregorio nelle sue epistole; e se la leggenda di S. Patrizia fa pure parola del medesimo, noi abbiamo le pruove di questo nostro sentimento in scritture del sesto e del settimo secolo dell’era volgare. Così pure la regione di Albino, cioè quel tratto che da S. Giovanni Maggiore a Dannalbina si distende, se non ne’ tempi romani, come potrebbe inferirsi da un’antica tradizione riportataci dal nostro Giovanni Villani, certo prima dell’800 era una contrada della nostra città. Epperò tutte queste ragioni ed anche più le reliquie di antichi edifizi rinvenute dietro alla piazza dei Banchi nuovi e sotto il campanile di S. Giovanni maggiore c’inducono a credere che o la linea delle mura fosse al tempo de’ romani posta alquanto più all’occidente di quella segnata dal Giordano, o che, come parci più verisimile, un subborgo fosse quivi esistito, da Mezzo cannone verso occidente e mezzogiorno, parte del quale, sia nella deduzione della colonia fatta in Napoli forse da Tito, sia in qualche ampliazione successiva avvenuta sotto Adriano o sotto gli Antonini, come, seguendo per avventura un’antica tradizione, il Pontano asserì, venisse al corpo della città aggregato. In tal modo si verrebbero a conciliare le divergenti opinioni di questi benemeriti nostri scrittori, e nello stesso tempo verrebbero a distruggersi le obiezioni che potrebbero farcisi per quei ruderi di mura e di porta rinvenuti, sotto la guglia di S. Domenico, donde si vorrebbe ivi fissare la linea delle mura ed una porta che chiamasi Cumana o Puteolana. Imperocchè, ove non si voglia crederli un avanzo piuttosto di qualche antico edi-