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    sul più nobile degli animali. Le cavallerizze coperte sono forse più necessarie nel nostro clima caldo che nel settentrione; perocchè i calori estivi e le frequenti bufere v’interrompon sovente le istruzioni. E co’ fatti si ha una bella cavallerizza coperta dentro il palazzo Reale di Napoli, ed un’altra ancora nella. via Solitaria.
       L’ordinanza usata per gli esercizi era forse incompiuta; ma non è guari le si è surrogata quella di Francia, anche in varie parti modificata; e per meglio colpir lo scopo dell’uniforme ammaestramento si è cercato di comporre, siccome fu la scuola di equitazione ordinata a dì 26 di maggio dell’anno 1812, una scuola normale di cavalleria, in cui tutti i reggimenti attingerebbero un’istruzione comune, per via di uffiziali e soldati che da ognuno di essi vi si recano a stanziare sotto il governo di un uffizial generale e di particolar cavallerizzo, usando con molto senno l’opera dettata dal Bouché, massime per quel che dicesi piegare il cavallo. La quale scuola ben governata e posta su basi larghe e salde non sarà soltanto utile all’esercito, ma propagando nel paese le cognizioni cavalleresche ed il gusto del circo, contribuirebbe a sottrarci dal tributo che per l’insufficienza numerica di buoni cavalli siamo sforzati di pagare al forestiero.
       Intorno al numero vero de’ cavalli fermato dal dispaccio del 1833 vuolsi notare che in tempo di pace devono ascendere a sei migliaia all’intorno, ed aumentarsi insino ad undici e meglio per la guerra. E sono sempre interi, ed il travaglio che si fa loro durare dimostra quanta ragione avea Bazan di pensare, che da essi potrebbesi avere un servizio doppio di quello richiesto da’ cavalli castrati. «L’esperienza, dice questo insigne uffiziale di cavalleria francese, ci dimostra cotidianamente, solo i cavalli interi poter sostenere le esorbitanti fatiche del trascino, delle poste, e delle riviere; poi per la guerra, la quale non richiede forza e resistenza minori, noi non ci serviamo che di cavalli castrati, imperciocchè antichi pregiudizi ci fan seguitare un’amica consuetudine, dicendo, che mille danni accadrebbero! Ma in Persia, in Arabia ed in Ispagna, dove è ignoto questo barbaro uso, come si fa?» In sostegno della quale opinione possiamo aggiungere che i cavalli interi adoperati nelle nostre file son sottoposti a certo pruove, cui non resisterebbero altri cavalli forestieri.