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    mati con molte navi da guerra. Saliti al trono dopo i fatti del Sarno, di Troja nelle Puglie, e di Accadìa, con brevissimi intervalli, Alfonso II, Ferrantino, e Federico, la Monarchia Napolitana e Siciliana cadde nel numero delle provìnce Spagnuole; e due secoli di viceregnato si ebbero duramente a contare, in cui nulla più ci rimase di nostro. La storia militare di questo volger di tempo non altro raccoglie che egregi fatti di nostri valorosi combattenti in lontani paesi per estraneo Signore. Mancarono allora le nazionali nostre milizie, all’infuori solamente della cavalleria, ove eran catafratti e cavalleggieri; la quale componevasi di mille e cinquecento cavalli all’incirca, spartiti in ventuno compagnie, governata ciascuna da un barone del regno, il cui debito era eziandio di avere a’ suoi servigi tre cavalli, uno per se, l’altro pel valletto, ed il terzo ch’era da costui menato per rispetto. Se non che il vicerè Pietro Afan-de-Rivera duca di Alcalà, che nel giugno dell’anno 1559 succedeva al Cardinal della Cueva, una prammatica pubblicava de militibus, la quale in ventotto capi ordinava la novella milizia nazionale a piedi, cui davasi il nome di Battaglione, ed eranvi chiamati cinque cittadini per ogni cento fuochi da diciotto a quaranta anni, purchè si avessero avuto il censo di ducati cento. E sotto i succedanei Vicerè Granvela e de Zunica fu non pure ampliato questo ordinamento, ma instituita la cavalleria propria della Sacchetta. Tutta la quale soldatesca napolitana sommava pure a venticinque in trentamila uomini, ma non veniva pagata che solo in tempo di guerra. Eravi inoltre per la città di Napoli, che non per fuochi ma per gabella numeravasi, una guardia urbana composta di cittadini nobili e civili, non che di artigiani scelti in ognuna delle ventinove ottine, alla quale dava supremamente comando l’Eletto del popolo. Pure ogni militare instituzione andò poscia perduta sotto il reggimento dell’Imperador Carlo VI, durante il quale non vedemmo sul nostro suolo che truppe Tedesche in surroga delle Spagnuole che precedentemente vi stavano. Per siffatte diverse successioni e dominazioni la Monarchia delle Sicilie dal 1130 al 1734 non ebbe mai nè esercito, nè truppa regolare nazionale stabilita nel proprio Stato.
       Finalmente Napoli e Sicilia divennero nel 1734 nazione indipendente per lo conquisto fattone dall’immortale Carlo III. Il quale