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de’ Consoli Romani; nella quale si unì la detta Città nuova con la vecchia.


    credessero poter altrimenti porgergli aiuto con la medesima prontezza d’animo volentieri gliel’offrirebbero»: soggiungendo appresso «che il senato ed il popolo Romano farebbero ad essi cosa «molto grata stimando esser loro ed accettando come cosa loro, tutte le facoltà de’ Napolitani, e giudicandoli degni da cui si ricevesse un dono maggiore e più prezioso per l’animo e buona volontà di quegli i quali lo dessero, che per la stessa qualità sua». Ma dopo queste parole agli ambasciadori furon grazie rendute sì per la liberalità e munificenza, sì per l’amore ed affezion loro; e solo fu accettata la tazza di minor peso.
       Da questi tempi non eran decorsi pochi anni, che un nuovo fortissimo nemico minacciava le antiche mura di Napoli. Dopo la disfatta di Canne, Annibale, lasciato in Compsa Magone con una parie dell’esercito, tolse con se i rimanenti soldati ed avviossi per l’Agro Campano col disegno di espugnarla per aversi una città Marittima. Toccati i confini de’ Napolitani, con quanto più di arte riuscivagli, nascose alcuni Numidi fra le molte cave e gli occulti seni che presentavan que’ luoghi, e agli altri comandò che cavalcassero innanzi alle porte della città, mettendo in mostra la preda fatta nelle campagne. Su quali, perchè pochi e sparpagliati, piombò una torma di cavalieri; che fu tratta negli agguati e chiusa in mezzo da coloro che ad arte cedevano; onde molti giovani nolani rimasero uccisi, e tra essi il comandante della cavalleria Egea, che con soverchio ardire inseguiva tutti i fuggitivi; e non uno pure de’ Napolitani avrebbe scampato la morte, se gettatisi a nuoto nel vicino mare, sopra alcune barche pescarecce salvati non si fossero. Ciò non ostante come il cartaginese ebbe veduto di che mura la città fosse munita, disperò di conquistarla e ritirossi a Capua. Dove, quantunque gli insinuassero ad impadronirsi del porto di Cuma, giacchè quel di Napoli non avea potuto occupare, pure quest’ultimo ognora preferiva, nè lasciava di tentare i Napolitani or con la speranza, ed or col timore, ma sempre indarno. Laonde ricondotto avendo i soldati a Nola, ed essendone stato respinto, si volse a Napoli di nuovo; ma, saputo che la città aveva chia-