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ed è il Capitano. L’Eletto ed i Consultori s’eliggono in altra forma, ed è questa.

    l’Angioino lodavansi, nè della Regina, e manco dell’Aragonese, tenendo per tutti, e secondo la forza o l’interesse dettava, Alfonso, sdegnato degl’intrighi e della debolezza della corte, obbliosodel benefizio, fu largo d’ingiurie alla Regina: il perchè Giovanna gli sollevò contro Renato, figliuol di Luigi d’Angiò, e si ruppe la guerra. Mantenevanla i due più illustri capitani di ventura del secolo XV, Sforza da Colignola e Braccio di Montone, quegli per Giovanna, questi per Alfonso, e combattendo con varia fortuna, entrambi incontrarono la morte con infinito sconforto degli avvenlurieri Italiani.
       Fu Renato ricevuto con be’ sembianti da’ Napolitani quando venne alla corona per testamento di Giovanna: ma non durò lungo tempo nel reame, dove ebbe molto pregio per la mitezza dell’indole sua, e le lettere e le arti ond’aveva ornato l’ingegno. Alfonso d’Aragona ed i baroni che ancor avanzavano di parte sveva, sveva sollevaronsi contro di lui. La guerra fu combattuta in molti luoghi del reame con varia fortuna, e Renaio avrebbe vinto nella valle di Benevento, se Antonio Caldora, uno de’ famosi capitani di quel tempo, e suo gran contestabile, non lo avesse ingannato, consigliando traditevolmente al Re di suonare a raccolta e trarre alla via di Napoli. Quel tradimento volse la somma delle cose a favor d’Aragona. Alfonso per via di maneggi col Pontefice e col Duca in Milano impedì che Renato ricevesse aiuto d’oltra il reame, intanto che tenevalo stretto d’assedio nelle mura di Napoli. La città mancava di provvigioni, ed era una nuova ferita alle vecchie piaghe che ancor sanguinavano. Nondimeno le milizie ed il popolo tenevan forte, rintuzzando valorosamente gli assalti de’ nemici. Qui amavasi cordialmente il Re per le sue non false nè ingannevoli virtù. Renato era il primo ad imporsi le più gravi privazioni; egli distribuiva egualmente il frumento tra’ cittadini; egli alla testa delle turbe supplichevoli per le chiese; egli in capo a’ guerrieri su le torri minacciate. Ma due muratori usciti per fame additarono al Re d’Aragona un modo agevole di prender la città. Superate le dubbiezze a cui pur volgeva l’animo, Alfonso scelse trecento de’ suoi più animosi soldati, e, commessone il comando a Diomede Carafa,