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re l’annona, ed ogni altra cosa che concerne al pubblico.

    militi, prende a difendere, come per lettere gl’insinuava lo stesso santo Pontefice, le ragioni del popolo conculcate dal Vescovo Fortunato. Di Maurenzio altro non si ha, che al 593 fu nominato Duca dall’esarca Romano, e che al 602 Foca Imperatore lo privò del potere. Nel secolo VII voglionsi notare cinque Duchi, Godovino, al 602 circa, di cui si sa che fu tolto di seggio da Giovanni I di Consa, detto anche Consino al 606. Il quale, fattosi ardito da che l’imperatore Eraclio era occupato nelle guerre de’ Persiani e degli Avari, pose la ribellione nell’animo de’ nostri, e si mise a capo della repubblica; ma non andò guari che venuto qui l Esarca Eleuterio al 617, presa Napoli d’assalto, ed avuto in poter suo il Duca usurpatore, lo dette al carnefice. Di Petronio al 625, e di Anatolio al 635 notasi soltanto, che l’uno ebbe reggimento per anni dieci, e l altro per ventisei. Vien dappresso inverso il 660 Gregorio I, ultimo Duca del secolo, del quale taluni autori vorrebbero invece un Teodoro, e che questi fosse colui di chi serba memoria la tavola di marmo nella chiesa di Donnaromita. La quale più tosto è da attribuire all’altro Duca che più appresso nomineremo Teodoro I, vivuto nellanno 728.
       Di sette Duchi porta i nomi il secolo VIII. De’ fatti di Massimo al 703, e di Sergio I al 707 non si fa menzione alcuna, e Giovanni II il Cumano non apparisce che al 715. Questo Duca si segnalò per importanti servigi renduti a Roma, quando Grimoaldo II di Benevento ebbe conquistato Cuma per via di stratagemmi, a danno del Pontefice. Gregorio II dapprima pregò e ricompensar volle con danaro, poi scomunicò Grimoaldo, perchè gli cedesse il mal acquisto. Furon modi perduti; onde si affidò al nostro Giovanni, il quale, radunato le milizie napolitane e romane, si presentò di notte alla sprovveduta d’innanzi Cuma, e con felice combattimento Vennegli fatto di scacciarne i Longobardi, uccidendone trecento, non risparmiato il capitano. Questa bella impresa, che gli meritò un premio da Roma di settecento libbre d’oro e il soprannome di Cumano, fu oscurata dall’arroganza di nominar da sè Sergio a Vescovo di Napoli, il qual diritto gli contrastò il popolo, a cui in que’ giorni si apparteneva. Al 721 Esilarato volendo obbligare

     Celano — Vol. I. 24