Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/144


— 146 —

altri vogliono) d’Anacleto Secondo s’intitolò Re della Si-

       Se tanto fu il pregio delle opere politiche ed economiche, minore assai fu quello delle matematiche e delle fisiche e naturali, sebbene la città nostra avesse anche in questo più cultura e più fervore di studi che ciascun’altra italiana. Ma la valentia de’ nostri non si dimostrò sempre nelle opere, e solo in parte, e più che in altro stette nel ben conoscere, e nell’applicare, estendere o correggere le opinioni e le teoriche degli stranieri. Prima di tutto facea d’uopo che i nostri si accomunassero agli altri di Europa; e tale accomunamento fu di tutte quelle varie fatiche l’effetto più grande. Per le matematiche è a notare che, più che per l’analisi, i Napolitani mostraron grande attitudine e quasi una predilezione per il metodo degli antichi, usando maestrevolmente e con rara eleganza. Contuttocciò questa inclinazione alla sintesi non fu tanta e sì salda, che non si esercitassero valentemente nella moderna analisi eziandio quelli, come il Fergola, ch’eran tenuti i più schivi. Alcuni fecero nuove applicazioni, nel che è a ricordare del Marzucco che applicò alla chimica le matematiche; altri corressero o semplificarono gli altrui metodi e formole, ed altri sciolsero con nitidezza maravigliosa problemi difficilissimi: ma insomma nissun vero e grande progresso sopra gli altri europei. Non altrimenti fu della fisica, e solo mentoveremo che al principio del secolo l’Arriani introdusse nell’Università la fisica del Newton, sostituendola a quella che vi regnava del Cartesio, e che tra i più pregevoli scritti per la copia e l’accuratezza delle osservazioni son da porre alcuni che si fecero sul Vesuvio e su’ tremuoti delle Calabrie. Ma le scienze naturali meglio che le altre s’avvantaggiarono. Il Serao, dottissimo, facondo e giudizioso scrittore, e il Poli, furono i più diligenti autori di zoologia; e nella botanica non meno che nell’entomologia molto fece e scrisse il Cirillo.
       Quanto alla medicina, si è potuto vedere che nelle precedenti età progredì con la scorta ippocratica, e che però gradatamente si ritrasse da’ suoi passati trascorsi. Poco generalmente la disviarono le moderne ipotesi, onde in quel secolo, in cui tanto prevalse l’esperienza e il positivo e spregiudicato studio di tutte cose, avanzò senza posa per il preso sentiero, e se non ebbe lo splendore e il grido che soglion da sè le ipotesi e gli arditi sistemi,