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operato dal Santo, come più diffusamente ne daremo notizia in osservar questo luogo.

    va con alcun principio di psicologia. Ma già da un mezzo secolo Bacone e Cartesio avean messo e affrettato le scienze per novella via. O niente o poco ne seppero i Napolitani, e solo nella seconda metà del secento Tommaso Cornelio introdusse in Napoli i libri e le opinioni del Cartesio, che irovaron buona accoglienza. Ma un profondo e secreto pensiero intanto si educava, e come se per l’independente ingegno dei Napolitani questo seguitar l’altrui dottrine fosse ormai troppo, poco più andò ed insorse la nazional contraddizione. Quel che più volentieri accolsero della cartesiana filosofia fu ciò appunto che manco si dovea, vogliam dire le speculazioni e le ipotesi. Il volere di netto cominciar da capo, commettendosi al giudizio individuale senza punto curarsi di storia e di volgare o tradizionale sapienza, quello insomma che in essa filosofìa era smodato contrasto al medio evo, non potea esser accolto in Napoli dove la nuova età non era pur cominciata, dove regnava il largo e universal concetto della scienza ch’ebbero i Greci, dove gli avvenimenti a ragione si eran venuti considerando come decreti provvidenziali; e dove gli studi filologici erano stati già tanti, che non potea presto piacere che quell’audace filosofia di colpo tornasseli vani. Sicchè tal contrasto emerse dal più ascoso e nativo pensiero della nazione, e fu rappresentalo da un solitario intelletto, che si levò in guisa di gigante. Giambattista Vico ebbe disdegno di quel leggero giudizio dell’istoria, e vide che, scompagnando la filosofia dalla filologia, fosse un disgiungere l’elemento razionale dal sensibile, insomma uno sconoscere che l’uomo ha doppia natura e che la storia da lui è fatta, Entrato in questa via, dapprima si affissò al dritto universale, che per lui fu precipuamente il romano, e ne die fuori un ampio trattato scientifico a un tempo e filologico, mostrando che le idee del giusto son nell’umana natura e da Dio solo derivano, e che il provvido senno di lui le va destando e snodando con le occasioni estrinseche dell’unità. Di poi, poggiando a più alte considerazioni, abbracciò la storia generale de’ popoli, e volle così legarla alla filosofia, che n’avesse razional fondamento, e fossene a un tratto manifestazione e storica dimostrazione della provvidenza. Pertanto e’ cercò tra le vi-