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e per la Porta Ventosa v’entrarono; ma giunti alla Chiesa

    che mai avessero insino a quel tempo, e l’eruditissimo cardinal Baronio, che fu, come tuti sanno, il padre della ecclesiastica. Nel secolo decimosettimo fu grande scadimento: pure diligentissimo e imparziale storico fu Francesco Capecelatro, e grave e regolato scriiiore in una età che tanto si piacea di gonfiezze e di vani ornamenti. Ma non si potrebbe a bastanza dire le immense fatiche che fecero i Napolitani in ciò che spetta all’erudizione o alla filologia. Come quelli che eran tolti al vivere civile e ridotti a solitari studi, scrissero opere laboriosissime, che non paion fatte da un sol uomo. La più oscura istoria del medio evo, ed anche la ecclesiastica e la letteraria n’ebbero novello lume, e si vide venir fuori dottissime descrizioni del regno o di alcuna sua provincia, e storie delle principali città, e sopratutto illustrazioni della metropoli tanto per gli ordini civili ed ecclesiastici, che per gli edifizi, i monumenti artistici e le antichità. Veramente, quasi che sempre manca in quelle opere l’ordine, la critica, la temperanza; nondimeno si voglion fare parecchie eccezioni, e basti qui nominare Camillo Pellegrino il giovane, che tutta la vita logorò per gli archivi e le biblioteche a rischiararne la nostra istoria delle mezzane età, e primo diede al Muratori l’esempio di raccorne le cronache e le vecchie scritture. Ancora, presso ai fine del secolo, quella sterminata erudizione, avutone ordine e lume dalla critica e dalla filosofìa, ed aiuto dalle dotte scritture degli altri Italiani e degli stranieri, partorì bellissime opere. E partorì finalmente nel secolo decimottavo la istoria civile del Giannone, che deesi considerare come ultimo lavoro storico di questa terza età, e qual principio alla nuova. Notissimi oramai sono i pregi e i difetti di quel grande lavoro, e noi ce ne passeremo, ma non senza ricordare che vanto e che lode sia al nostro concittadino sopra gli altri precedenti storici italiani e stranieri l’aver saputo ritor lo sguardo dall’epico splendore dell’istoria, e fermatolo a tacite vicende e a più intima vita.
       Sotto gli Aragonesi già il foro napolitano avea grande importanza, ma nell’età che scriviamo, e soprattutto dopo la metà del sedicesimo secolo, ebbe sì pronto e smisurato incremento, che, non che a dire, è malagevole a immaginare. Componevano la nazione

     Celano — Vol. I. 17