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le pioggie e le nevi, novello apostolo egli corse; fatiche non curando e stenti per visitare le amate sue pecorelle.

Tutti confortava colle affettuose sue parole, tutto a tutti egli era, e la pastorale sua voce in ogni luogo, in ogni parrocchia le eterne verità con rara e commovente eloquenza fe’ intendere. Zelante, come d’ogni altro, così di questo Pastorale suo dovere, anche in questo anno, non ostante la grave sua età, e li molti incomodi, nel primo giorno per la rinnovazione de’ voti battesimali, ancora intendere l’affievolita sua voce egli faceva. Soventi in città, e ne’ circonvicini paesi il gregge nutrì del pane della Divina parola, e parecchie eloquenti omelie di lui si hanno a stampa. Fu orator piano, ma copioso, avveduto, libero, fermo banditor del vero. La sua eloquenza fu quella del cuore, e tale egli aveva dono di muovere gli affetti, che era impossibile alle sue parole frenare il pianto, e n’erano i cuori più duri commossi.

La Sinodo diocesana del Cardinal Morozzo nel 1826 pubblicata, è una delle più grandi sue opere, sufficiente da sola ad eternarne la onorata memoria. L’immortale Leone XII con breve 22 settembre 1827 altamente la commendava, e agli altri Vescovi esempio la proponeva e modello. I più illustri Porporati e Vescovi a gara concorsero nell’encomiarla.

Ebbe ognora divozione illimitata, e il più reverente ossequio alla Sede Romana. Tutte cercò di uniformare ai riti di questa Madre delle Chiese le parrocchie della sua diocesi, quelle al rito Ambrosiano cercando togliere, che unite prima alla sede di Milano alla Novarese nel 1817 erano state aggregate. Allora soltanto dall’intrapresa ristette, quando decreto della S. Congregazione de’ Riti, e apposito breve di Leone XII, lodando il generoso suo zelo, a tollerare quell’antico rito lo consigliavano. Tutti con figlial rispetto gli ordini riceveva dalla Cattedra di Pietro, e colla più profonda venerazione ogni cura e studio metteva in opera per farli eseguire, dando il primo esempio di pronta obbedienza.

Nel corso del pastorale suo ministero giusta quanto a’ Vescovi è prescritto, quattro volte portossi a visitare le tombe de’ Ss. Apostoli: tre volte per l’elezione de’ Sommi Pontefici nei conclavi per Leone XII, Pio VIII, e Gregorio XVI, non che nell’anno S. del Giubileo.