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T.0 SCHERNO PEGLI DEI 81 Or come potevano distingnersi’si fra loro tutti que Giovi, Marti. Nettuni, e potè Febo, uccisi dalla Morte quei pochi dei che stavano a banchetto, trovar deserti i cieli? Se fabbrica gli dei il mondo, come jiuò dir la Natura degli uccisi: Io (Iella pasta Dell’immortalità gli avea pur latti? (XVI, 13). E se son nomi vani, come possono esser soggetto di un’azione qualsiasi? Anche le invenzioni particolari non sono pid felici: basti ricordare il Fato che prende a calci il Consiglio (xvi, 51); la Natura che ricuce il cielo con giunchi impiastriceiati di ricotta, onde apparisce la Via lattea (svii, 57 sgg.); la trasformazione dì Calcabrina in porco per trasportare più comodamente a cavallo per aria l’arciere Croco, e il combattimento tra 8880 porco e l’aquila che tormenta Prometeo (xx. 6-37). I pregi dello Scherno, sono pid che nell’invenzione e nell’ordine delle parti, nella veste esteriore. Scrìvendo senza quella soverchia preoccupazione artistica che Io impacciava nella Croce e nelle tragedie, riesce nella rappresentazione de’ concetti più sobrio, franco, vivace e originale: il ano linguaggio è talora un po’ grossolano, ma espressivo; le sue similitudini audaci qualche volta e non in tutto convenienti, ma efficaci, perché còlte direttamente e felicemente dalla natura nei suoi aspetti più comuni e tuttavìa meno osservati. Per valermi di un’immagine che ho già usata, non siamo più nell’aria chiusa della scuola, ma in aperta campagna, e respiriamo a pieni polmoni.