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Francia ma all’intera Europa, che precipua intenzione nostra ella è quella di porci in misura di far a meno il più presto possibile di ogni generoso aiuto (materiale) straniero, per lo sviluppo della nostra vita nazionale, una volta che siasi conseguita la completa indipendenza dal dominio straniero.

3° Che dall’Inghilterra non evvi prudente e fondata ragione di attendersi nulla più se non che un appoggio morale di cui io sono ben lungi dal contestarne la alta importanza nelle gravi emergenze politiche in cui versiamo. Le nostre libere istituzioni sono argomento notevole di simpatia per l’Inghilterra. Uno Stato forte italiano entra nelle combinazioni di alta politica che si maturano ora da quella Nazione: se a tutto questo aggiungeremo un atteggiamento economico che lusinghi gl’interessi materiali dell’Inghilterra, anche in via di eliminazione, concilievolmente agli interessi nostri — cosa facile col sistema della libertà dei scambi — cementeremo viemmaggiormente le intime relazioni fra i due popoli, chè anche grandi Nazioni hanno di tratto in tratto bisogno di reciproci appoggi, e di morali conforti.

4° Che nulla abbiamo a sperare, nè direttamente a temere dalla Russia, perchè la sua politica orientale ed il Panslavismo non le permettono di veder chiaro nella quistione italiana.

5° Che tutto abbiamo a temere dall’Austria per la secolare sua tenacità di proposito di non cedere mai che alla forza, e di cedere con deliberato animo di riprendere il perduto, quando che sia.

6° Che possiamo ragionevolmente aver fiducia, che le aspirazioni della nazionalità tedesca e l’antagonismo