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punto di vista italiano non posso considerarla in diversa maniera, mentre invece potrei temprare l’asprezza del mio giudizio per ciò che si riferisce alla propria interna amministrazione, narrando tratti stupendi di generosità e leggi, ordinamenti e disposizioni altamente morali e civilizzatrici, che invano si cercherebbero fra molti altri popoli di Europa.

Napoleone III, a cui nessuno potrà negare la guida di un senso retto ammirabile, volle cementare l’alleanza fra i due popoli, col mezzo di un trattato di commercio che lusinga e favorisce i più vitali interessi materiali dell’Inghilterra, i quali armonizzano questa volta cogli interessi ben intesi della Francia, siccome inizia un cangiamento liberale nelle dottrine economiche dell’Impero francese, tuttavia impastoiate dalle reminiscenze tenaci della scuola di Colbert.

L’Inghilterra non farà mai una guerra per un’idea, e lo ha dichiarato apertamente, quantunque ne abbia fatte in tutti i tempi delle lunghissime e micidiali, quando qualche suo grande interesse il richiedeva.

Ora sembra incontestato che l’Inghilterra per motivi di alta politica — che sono un portato naturale delle tendenze politiche della Russia e dell’Austria, e delle bizzarre e quasi conformi triste condizioni dei governi di Roma e di Costantinopoli, — debba essere favorevole all’Italia ed alla Germania nella rispettiva loro opera di libertà e di ricostituzione nazionale; e continueranno ad averla moralmente propizia nelle attuali emergenze, qualora non si elidano i singoli interessi di queste nazioni per gare intempestive.

Riflettano però gli Italiani che quella nazione cangia gli odi e gli amori, non per effetto di instabile natura

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