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vitù del pensiero e della parola, che funestarono per tanti secoli l’Europa, e che col tristo corredo del fanatismo religioso-politico della prepotenza e dei privilegi la coprirono di torture di patiboli e di rovine d’ogni specie.
E in vero tutti i popoli di Europa sono interessati in questa lotta suprema, e guai per la civiltà se il partito retrivo, il quale si agita all’unissono mercè l’organizzazione oltracotante della clerocrazia, che rileva da Roma, riportasse il sopravento in Italia per l’ignavia nostra, od in Francia per le esitanze governative! Unaltra generazione dovrebbe in mezzo a nuove catastrofi espiare colpe non sue.
Siccome l’azione dei popoli nell’ordine dei fatti si vuol riassumere in quella dei rispettivi governi, siccome l’opinione pubblica, quantunque assai potente, pure non è ancora arbitra suprema nei consigli di tutti i gabinetti di Europa, e siccome le nazioni constano d’individui per loro natura imperfetti, e ne compendiano quindi le virtù i difetti ed i pregiudizi, fenomeni fisiologici che nell’esplicamento della vita sociale governano e temprano l’azione comune ed i sentimenti i più generosi, così per non illuderci tenterò in breve di considerare le condizioni e la tendenza dei principali governi d’Europa rispetto a noi.
Per ciò che risguarda l’Austria dal sin qui detto è facile dedurne cosa io ne pensi. Non mi fanno quindi breccia, ripeto, per assonnarne gl’italiani le esagerate