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Nel maggio del 1287 le schiere Angioine occuparono Agosta in Sicilia, e quegli abitanti non volendole tenere che per nemiche, fu loro insinuato come si venivano a tale guerra per volere del Pontefice. «Teniam noi, rispose un vecchio siciliano, per Madre la Chiesa, nimico chi adesso la regge, poichè armi ed armati invia a combatterne. Al Legato or chiedete se Iddio mai comandò di spargere sangue cristiano per asservire cristiani; e s’ei diravvi che sì, miscrede al Vangelo, e da noi apprenda che la fede cristiana dà sole armi alla Chiesa: l’umiltà, la croce e la soave parola1.»
In mano al governo temporale del papa, le guerre civili si cangiano in crociate politiche, che oltre alle orrende sciagure di tutte le lotte intestine, accoppiano il triste spettacoto di far servire con gelida impassibilità le credenze ed i pregiudizii religiosi, alle sevizie più crudeli per pretesa ragion di Stato.
L’eco di quei nefandi fasti si è ripetuto ed ebbe riscontri di secolo in secolo sino a noi, e le carnificine del cardinale Rivarola nel Ravennate, e quelle ancor più recenti di monsignor Bedini nelle Legazioni, senza dire delle stragi ancor fumanti di Perugia, ci attestano come altri perde il pel anzichè il vezzo.
«Cosa degna invero di considerazione - scriveva Hurter autore certamente non sospetto per la Corte di Roma - è per l’uomo osservatore la podestà spirituale dei papi che viene gittando sempre più profonde radici, mentre, per la podestà temporale, sono per secoli obbligati a combattere ora coi potenti della terra, ora coi riottosi signori della metropoli ed ora col
- ↑ Raynaldi, Ann. Eccl., loc. cit.