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st’arma altra volta terribile, ora abbrucia le mani di chi la tocca, e non occorrono più a rintuzzarne l’azione, i violenti decreti della Signoria Veneta che fece talfiata strozzare — tanto le violenze chiamano violenze — coloro che ne pubblicavano le Bolle a dispetto del divieto della Repubblica; nè le energiche dimostrazioni del Consiglio Ducale di Torino, che nel 1613 dichiarava recisamente al Nunzio essere nulla la scomunica pronunciata contro il Presidente Galeani, quand’anche venisse dal Papa; mentre oggidì il buon senso generale delle popolazioni fa di cotali espedienti il più severo giudizio, senza dire dei motteggi e delle increduli dimostrazioni che lor tolsero ogni autorità anche sulle più timorate coscienze.

Ciò non toglie per altro che non vi sieno negli esecutori degli ordini del governo di Roma molti fanatici, e che il basso clero — nel complesso mite, ed alieno dalle idee politiche di Roma, come ne diede testè prova il clero di Milano, — non debba volente o nolente, tergiversando portare l’agitazione sin dove sia ora dato di farlo nelle masse ignoranti, fuorviando così i coscienziosi, col confondere ad arte un potere coll’altro; locchè tener deve oltremodo desta l’attenzione dei governi civili, anche pel motivo che tali mene servono di perno per rannodare le fazioni politiche allo scopo di osteggiare viemmeglio i governi che avversano.

I più zelanti accennano, in ragione dei tempi, a partiti estremi, e ricordano i funesti effetti degli ordini perentorii dei capi ad uomini che si lasciavano trasportare dalle passioni più sfrenate di dominio e di vendetta, disconoscendo il sacro loro carattere.

E qui rammenterò agli Italiani alcuni fatti che narra