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Questi sono gli uomini eminenti fatti per completarsi a vicenda, cui toccò in sorte l’ardua missione di unificare l’Italia centrale alla Monarchia di Savoia, e per vero dire ambi tendono energicamente, sebbene talvolta con diversi mezzi, all’altissima meta, e nessun screzio sarebbe nemmeno avvenuto fra di essi nella questione della Reggenza, qualora non gli avesse divisi gli Appennini. Non curo le ombre che non servono infine che a far risaltare i lineamenti degli uomini virtuosi. La storia imparziale dirà poi a suo tempo a chi sia da attribuirsi se l’enimma della reggenza si risolse in un innocente Mito!
Un ultimo portato provvidenziale del patto di Villafranca si è quello di aver posto in evidenza come il potere temporale del papato, propugnatore in epoche remote dell’indipendenza d’Italia, ostile ai prepotenti, e nemico implacabile dell’impero che sulla Italia esercitava aspro dominio; si leghi ora strettamente alle dominazioni straniere in Italia, al tristo sistema delle milizie mercenarie fatale a chi domina ed a chi è dominato, alle reminiscenze delle aristocratiche pretensioni che attingono la loro ragione di essere nel diritto divino il quale oramai ha compiuto la sua parabola, alle idee retrive, alla negazione infine di ogni umano e civile progresso.
Tutto ciò in Italia non aveva mestieri di dimostrazione, e tanto meno negli Stati retti dalla clerocrazia pontificia, ove ogni ordine di cittadini dalle sommità