Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
come una folata di vento che subitaneo e fischiante tra i rami morti e le foglie secche nelle momentanee calme della tempesta, una figura di cui io sentiva il soffio, scoppiava in una risata contro la mia guancia e s’allontanava, ridendo sempre. Allucinazioni bizzarre ed orribili successero a queste illusioni. Credevo di vedere gli oggetti sui quali il mio sguardo si stendeva attraverso una nuvola di sangue; essi fluttuavano davanti a me e mi perseguitavano con attitudini orribili, con gemiti accusatori. Polemone, sempre giacente vicino alla sua coppa vuota, Mirteo sempre appoggiata sulla sua arpa immobile, mi lanciavano delle imprecazioni furiose e mi chiedevano conto di non bo quale assassinio. Al momento in cui mi sollevavo per rispondere loro, e stendevo le braccia sul letto rinfrescato dalle abbondanti libazioni di liquori e di profumi, qualche cosa di freddo afferrò le articolazioni delle mie mani frementi; era un nodo di ferro, che nello stesso punto cadde a’ miei piedi assiderati, e mi trovai ritto fra due file di soldati lividi, strettamente serrati, le cui lance terminate da un ferro abbagliante rappresentavano un lungo seguito di candelabri. Allora mi sono messo in cammino, cercando collo sguardo nel cielo il volo della colomba viaggiatrice per confidare almeno a’ suoi sospiri prima del momento terribile che cominciavo a prevedere, il segreto d’un amore nascosto che essa poteva un giorno raccontare, librandosi presso la baia di Corcira, al di sopra di una leggiadra casa bianca; ma la colomba piangeva sul suo nido, perchè l’astore aveva rapito i più cari piccini della sua covata. Ed io inoltrava con passo penoso e barcollante verso la meta di questo tragico convoglio, in mezzo al mormorio di spaventevole gioia che correva attraverso la folla e chiamava impaziente il mio passaggio; il mormorio del popolo dalla bocca spalancata, dalla vista alterata da dolori, la sanguinosa curiosità del quale beve più da lontano possibile le lagrime della vittima che il boia gli getta. — Eccolo! gridavano tutti, eccolo!... Io l’ho visto sul campo di battaglia, diceva un vecchio soldato, ma allora non era pallido come uno spettro e pareva valoroso nel combattere. — Com’è piccolo questo Lucio di cui si faceva un Achille ed un Ercole! riprendeva un nano che lo non aveva scorto fra gli altri; è il terrore senza dubbio che annienta la sua forza e gli piega i ginocchi.
— Si è ben certi che tanta ferocia abbia potuto trovar posto nel cuore d’uh uomo? chiese un vecchio dai capelli bianchi, il cui dubbio m’agghiacciò il cuore. Ei rassomiglia a mio padre. — Lui! rispose la voce d’una donna il cui viso esprimeva molta dolcezza... Lui! ripetè