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pallido raggio cadente da’ suoi occhi velati come l’ultimo sprazzo attraverso il finestrino d’una prigione: — Lucio! Lucio! esclamò con un riso orrendo. — Palemone, caro Palemone, l’amico, il salvatore di Lucio!... In un altro mondo, rispose, abbassando la voce; me ne rammento... Era in un altro mondo, in una vita non appartenente al sonno e a’ suoi fantasmi!... — Che parli tu di fantasmi?... — Guarda, rispose egli stendendo il dito nel crepuscolo. Eccoli che vengono!

Oh! non ti abbandonare alle inquietudini alle tenebre, infelice giovane! quando le ombre delle montagne discendono ingigantendo, raccostano da ogni parte la cima e i lati delle loro immani piramidi e finiscono per abbracciarsi in silenzio sulla terra oscura; quando lo fantastiche immagini delle nuvole si estendono, si confondono, e rientrano insieme sotto il velo protettore della notte come sposi clandestini, quando gli uccelli funebri cominciano a stridere dietro i boschi, e che i rettili cantano con voce rotta qualche parola monotona sull’orlo delle paludi... allora, mio Palemone, non abbandonare la tua tormentata immaginazione alle illusioni dell’ombra e della solitudine. Fuggi i sentieri nascosti ove gli spettri si danno convegno per ordire delle nere congiure contro la pace degli uomini; fuggi la vicinanza dei cimiteri ove si raduna il consiglio misterioso dei morti quando avvolti nei loro sudari appaiono davanti l’areopago sedente nei feretri, fuggi le praterie spoglie di alberi ove l’erba calpestata in circolo nerastro, sterile e secco sotto i passi cadenzati delle streghe. Vuoi credermi Palemone? Quando la luce spaventata dall’avvicinarsi degli spiriti malvagi, si arretra impallidendo, vieni a rianimare con me i suoi prestigi nelle feste dell’opulenza e nelle orgie della voluttà. L’oro manca egli mai a’ miei desideri? Le miniere più preziose hanno esse una vena nascosta che mi rifiuti i suoi tesori? La sabbia stessa dei ruscelli si trasforma sotto la mia mano in pietre preziose che farebbero l’ornamento della corona dei re. Mi credi, Palemone? Il giorno si spegnerebbe invano tanto che i fuochi che i suoi raggi hanno illuminato per uso dell’uomo, splendono ancora nelle illuminazioni dei festini o negli splendori più discreti che abbelliscono lo deliziose veglie dell’amore. I demoni, tu lo sai, paventano i vapori odorosi della cera e dell’olio imbalsamato, i quali brillano dolcemente nell’alabastro o diffondono dello tenebro rosate attraverso la doppia seta delle nostre ricche tende.

Essi fremono all’aspetto dei marmi levigati rischiarati per mezzo di lampadari dai cristalli mobili che lanciano attorno di essi dei lunghi sprazzi diamantini come una